Le fratture delle falangi sono tra i traumi più diffusi nella fascia di età che va dai 10 ai 39 anni. I Fisioterapisti Mattia Bulli ed Erica Semplici, del Team Riabilitazione Symcro, ci spiegano il ruolo della fisioterapia nel recupero da tali traumi!
Si parla di frattura delle falangi quando vi è un’interruzione della continuità in una o più delle tre ossa (o due, nel caso del pollice) che compongono lo scheletro delle dita. I sintomi principali sono dolore a riposo e con il movimento del dito interessato, gonfiore ed ematoma superficiale.
La causa principale di frattura ossea è il trauma, anche se le ossa si possono fratturare in seguito a patologie, come neoplasie (Shenoy et al, 2007) e osteoporosi (Arceo- Mendoza et al, 2015). I traumi più frequenti che causano la frattura delle falangi sono la caduta, lo schiacciamento e i colpi diretti come lo sferrare un pugno (De Jonge et al, 1994), ed infatti è una frattura tipica di chi pratica sport di combattimento.
Il 67% di tutti i casi di frattura alle ossa della mano coinvolge pazienti tra i 10 e i 39 anni; di questi casi, il 59% sono fratture alle falangi. Queste fratture sono più frequenti nei maschi, con un rapporto m:f di 1,8:1, e l’incidenza è costante durante il corso dell’anno (Van Onselen, 2003).
La diagnosi viene fatta con la radiografia, dalla quale si possono estrapolare le caratteristiche della frattura: per le fratture composte si predilige il trattamento conservativo attraverso l’immobilizzazione in stecca gessata del dito interessato e delle dita adiacenti; per le fratture scomposte e irriducibili con la trazione manuale è necessario l’intervento chirurgico, in cui i monconi ossei verranno stabilizzati con dei mezzi di sintesi.


Frattura di falange prossimale trattata con fili di Kirshner e con vite intramidollare di Herbert
Nel trattamento conservativo, la fisioterapia inizia successivamente alla guarigione della frattura, che avviene in circa 4-6 settimane (Sathyendra et al, 2013). I pazienti trattati chirurgicamente invece, se il chirurgo dà il consenso perché la falange operata è sufficientemente stabile, possono iniziare la fisioterapia dopo pochi giorni, riducendo il rischio di incorrere in complicazioni come la rigidità articolare delle dita. In assenza di lesioni tendinee, gli obiettivi della riabilitazione sono il controllo dell’edema, della cicatrice chirurgica, del dolore e il recupero del movimento e della funzione (Hays et al, 2013). Ad ognuno di questi obiettivi corrisponde uno specifico trattamento che, integrati tra loro, compongono il piano terapeutico riabilitativo (vedi tabella).
Oltre alle sedute di fisioterapia è fondamentale che il paziente svolga in modo autonomo a casa gli esercizi assegnati almeno 5-6 al giorno, per garantire il consolidamento delle funzionalità recuperate. L’utilizzo di tutori termoplastici su misura è raccomandato per proteggere il dito fratturato nelle prime settimane dopo l’intervento in modo da poter anticipare la riabilitazione già dalla prima settimana e la mano può essere utilizzata normalmente mentre le articolazioni della falange interessata rimangono protette quando non si svolgono gli esercizi terapeutici.
Il tempo di recupero, cosi come gli esiti, dipende principalmente dalla gravità del trauma e dalla complessità della frattura. In assenza di interessamento di superfici articolari, il recupero atteso è del 100%.
Tutori di protezione
Protocollo riabilitativo per le fratture delle falangi
Obiettivi | Trattamento |
Riduzione edema e dolore acuto | Ghiaccio sulla zona interessata 4-5 volte al giorno, bendaggio compressivo, arto in scarico a riposo, ultrasuoni in acqua, massaggio |
Scollamento aderenze cicatriziali | Massaggio della cicatrice, cerotto elastico (kinesio-tape) applicato sopra la cicatrice, vacuum terapia |
Ripristino movimento e funzione | Mobilizzazione passiva/attiva-assistita/attiva globale delle dita in flessione-estensione, elettrostimolazione muscolare ed esercizi per lo scorrimento dei tendini flessori ed estensori delle dita, chiusura passiva del pugno |
Gli autori:

Erica Semplici
Coordinatore TDR
Coordinatrice della Riabilitazione dell’arto superiore, fisioterapista specializzata nelle patologie della mano, esegue tutori statici e dinamici e si occupa di trattamento riabilitativo conservativo e post-chirurgico.

Mattia Bulli
Fisioterapista
isioterapista laureato presso l’Università degli studi di Firenze. Inizia la sua formazione post-laurea con corsi di mobilizzazione fasciale, manipolazione vertebrale HVLA e trattamento delle patologie dell’arto superiore. Esegue trattamenti per le patologie e i disturbi che colpiscono il rachide, la spalla, il gomito e la mano.